La scuola è iniziata da pochi giorni e oggi voglio insegnarvi una parola nuova, o meglio una parola che ha un significato ben diverso da ciò che sembra.
Mi piace molto giocare con le parole, usarle nel modo giusto e calibrarle bene nell’uso e, proprio per questo, trovo curiosa la parola “abilismo”, che proprio non è ciò che sembra.
Mi rendo conto che, a mente fredda, potrebbe sembrare relativa a qualcosa pieno di abilità a compiere, ad esempio, un’azione. Qualcosa di positivo, una qualità sulla quale vantarsi…
Nulla di più sbagliato!
La parola “abilismo”, da vocabolario, è la discriminazione verso le persone disabili ed in questo grande argomento, il termine in oggetto, si riferisce agli atteggiamenti della società e delle stesse persone con disabilità? L’abilismo colpisce poi non solo le persone che non vivono la condizione di persona diversamente abile, ma anche lo stesso disabile che avvalla la condizione di minoranza che spesso la società inculca a chi ha delle limitazioni fisiche o mentali.
Dividiamo poi il concetto tra chi provoca abilismo e chi lo subisce. I primi sono infatti coloro che alimentano gli stereotipi attraverso l’utilizzo, ad esempio di parole che possono offendere il prossimo. Pensiamo a quando i giovani, per scherzare, utilizzano la parola “handicappato” o “mongoloide” con l’intento di denigrare il comportamento di un compagno o amico.
Essere abilista significa quindi trattare la persona con disabilità in modo inferiore, vedendo nelle mancanze una tragedia da allargare e da non tralasciare. Mi è capitato una volta di passare davanti ad un negozio, fermarmi a guardare la vetrina e ad essere inseguita dalla titolare per donarmi un bracciale a rosario, accarezzandomi la testa e farneticando cose religiose. L’ho trovata una mancanza di rispetto totale, sia verso le mie idee di credo che in quanto persona e non entità da beatificare.
La cosa che mi fa più riflettere è poi il mondo femminista, che si batte per un’uguaglianza di genere e che tralascia, sempre o quasi, tutto il nostro mondo di donne con disabilità.
Pensiamo alle cure ginecologiche: personalmente non riesco quasi mai ad accedere ad ambulatori con strumentazione adeguata ad una donna portatrice d’handicap: il lettino per le visite è sempre troppo alto per essere valicato senza fatica.
Ancora peggiore è poi la situazione in sede di prevenzione del tumore al seno. Personalmente non mi è possibile fare la mammografia, perché il macchinario non è a prova di misure ridotte e sedute e quindi, se voglio fare prevenzione, sono costretta a fare l’ecografia, con tempi di attesa lunghissimi e spesso completamente a mie spese.
Da oggi, avete imparato una parola in più: siate abili, ma non fate gli abilisti. Vi tengo d’occhio.