Essere seduta su una carrozzina è esso stesso un viaggio, giorno per giorno. A bordo di quattro ruote il viaggio diventa una costante della vita. Basta non essere il confine o il limite di noi stessi e progettare gli spostamenti con qualche accorgimento in più.
Il viaggio:
Non rinuncio mai a viaggiare, a muovermi di pochi km o ad affrontare spostamenti più lontani. Solitamente quando viaggio scelgo di portare con me la carrozzina manuale, perché più maneggevole da gestire per superare piccole barriere architettoniche come scalini o essere parcheggiata nella stiva degli aerei. L’errore da evitare quando si sceglie una meta da visitare è di non pensare solo alla possibilità di essere in grado di raggiungere attrazioni come museo, chiese, etc., preoccupiamoci di poter vivere quella città, dai marciapiedi, ai trasporti pubblici, alle strutture ricettive. Ecco perché viaggiare in carrozzina non è impossibile, ma va ragionato prima di partire, programmando perfettamente gli spostamenti. Non contiamo sempre sugli altri, primo perché non abbiamo la certezza matematica di ricevere tale aiuto, poi perché non a tutti piace essere aiutati. E dimentichiamo di trovare gli stessi comfort che abbiamo a casa, a qualcosa dobbiamo rinunciare, abituiamoci a selezionare il superfluo.
Come pianificarlo:
Iniziamo col capire qual è il mezzo più adatto a raggiungere la meta. Sia il treno che l’aereo sono mezzi di trasporto adatti al trasporto di persone con disabilità, grazie ai servizi dedicati che offrono. Questi servizi, però, vanno richiesti nel modo corretto, rispettando tempistiche e documentazione da presentare per non rischiare di trovarsi letteralmente appiedati.
Gli spostamenti in treno, solitamente, sono i più semplici. Si prenota online il biglietto per se stessi se si viaggia da soli, o indicando un accompagnatore che viaggerà a tariffe agevolate o gratuitamente, per conquistare la postazione riservata ai portatori d’handicap. Come salire a bordo del treno? Esiste un servizio chiamato “Sala Blu”, è gratuito ed è offerto da Trenitalia. Bisogna prenotarlo almeno 48 ore prima, per sicurezza, tramite mail o recandosi nella stazione di partenza. Il servizio verrà svolto con appuntamento in stazione mezz’ora prima della partenza, dove il personale addetto mi prende in carico accompagnandomi al binario e tramite elevatore sulla carrozza e direttamente al posto prenotato. Il servizio è svolto nello stesso modo anche se ci presentiamo con un accompagnatore. Alla stazione di arrivo sarà presente il personale che ci farà scendere nello stesso modo e accompagnerà fuori dalla stazione di arrivo.
Quando viaggio in aereo, stessa cosa, mentre prenoto il volo, estendo la prenotazione richiedendo il servizio aeroportuale che mi accompagni con la mia carrozzina direttamente al posto sull’aereo. Massima attenzione perché la richiesta di questi servizi speciali sono contraddistinti dall’utilizzo di sigle particolari, quindi fate molta attenzione a scegliere la casistica più adatta alla vostra situazione. Viaggiando in carrozzina e non deambulando, scelgo sempre l’opzione “WCHC”: passeggero che richiede assistenza all’interno dell’aeroporto (partenza e arrivo) e durante il trasporto dentro e fuori dall’aeromobile fino al posto a bordo.
Come informarsi
Per non andare in panico, la rete è un ottimo modo per avere notizie da chi ha già visitato il luogo del nostro viaggio, esistono anche realtà associative o portali turistici che possono supportarvi nell’ideazione e gestione di un viaggio completamente accessibile: “Diversamente Africa“, “Tutti turisti in Thailandia”, “No barrier“, “Strabordo“, “Viaggiare diverso” sono solo alcune delle realtà nate negli ultimi anni per organizzare viaggi su misura per persone con disabilità.
Personalmente organizzo in autonomia i miei viaggi e tra qualche mese partirò per Lisbona con un gruppo di amici: ci regaliamo un viaggio all’anno in una delle città europee. Dopo la Spagna con Madrid e Valencia, questa volta passiamo al Portogallo. Amo viaggiare per me stessa e per raccontare agli altri, che vivono la stessa situazione o anche no, che muoversi rappresenta un diritto al quale rinunciare è un po’ morire.