Mettere nero su bianco la propria vita è un viaggio nel viaggio dei ricordi, è il sale fresco in ferite vecchie, è musica che ricorda gioie, è mettere in fila parole per rendersi conto che è tutto vero, tutto accaduto. Come una favola con un finale ancora non scritto, che ad ogni pagina regala qualcosa.
Scrivere un libro
Non tutti coloro che sanno scrivere o che amano farlo, si cimentano nel mettere insieme tutte quelle pagine che compongono un libro, o se anche lo fanno, la strada che separa l’idea, dalla stesura, alla pubblicazione diventa come attraversare il deserto con i tacchi a spillo.
Quando ero piccola…
Quando ero piccola e fantasticavo sul futuro, come fa ogni bambino, ho capito che da grande mi sarei vista come Jessica Fletcher, non a trovare morti, ma in simbiosi con la macchina da scrivere, volevo arrivare ad avere sul comodino un libro scritto da me e che piacesse alla gente. Non so esattamente se la 2° parte del desiderio è stata esaudita, non tocca a me dirlo, ma quel libro ora esiste, è tutto rosa ed è in libreria dal 26 marzo scorso.
Un altro (d)anno
Si intitola “Un altro (d)anno”, è rosa femmina, pesa 408 gr, è lungo 240 pagine e gode di ottima salute. Mi assomiglia nei tratti spigolosi, ma è morbido al tatto e nel raccontare 36 anni di vita, spalmati in 12 mesi di un anno un po’ sbilenco. Ogni capitolo non è solo un mese di questo calendario, ma è un viaggio in un mondo a parte, dove qualsiasi persona: seduta, coricata, in piedi o obliqua, può riconoscersi.
Una coccola che rincuora e da’ coraggio
Non è un manuale, non ha minimamente la presunzione di esserlo, ma mentre lo scrivevo pensavo ad una coccola per chi ha bisogno di staccarsi dal bordo vasca e iniziare a nuotare. Non è nemmeno un pieno di autostima, ci sono tante pagine che raccontano il contrario, ma senza dubbio è qualcosa che sul mondo della disabilità non è ancora stato scritto, una musica diversa rispetto al solito spettacolo pieno di cliché in cui la società è imprigionata.
Scrivere un libro è come partorire, per carità, non che sia esperta di questo genere di espulsioni, ma è mettere al mondo qualcosa che finora è sempre stato solo tuo, da far crescere e renderlo pronto al giudizio di tutti.
Ecco di cosa parla il mio libro
In queste 240 pagine ho toccato tantissimi temi di vita quotidiana che stridono con l’idea della disabilità che continuiamo a proliferare: dall’inclusione, al bullismo, alla famiglia che non si è lacerata, all’amore non convenzionale, al sesso esercitato come diritto più che dovere fisico, all’assistenza sessuale, fino ad arrivare alle barriere architettoniche e al mondo dell’assistenzialismo. Mi pare di non aver dimenticato nessun ingrediente per rendere appetibile, e a tratti poco digeribile, questo mucchio di carta e inchiostro che mi sta dando grandi soddisfazioni.
Un libro, in viaggio
Portare la buona novella in mezzo a tutti, durante le presentazioni in giro per l’Italia, fa sì che questo libro non abbia mai finale perché ognuno porta a casa un diverso significato. Questo libro deve macinare ancora tanti km, vorrei portarlo nelle scuole, dove ci sono gli adulti di domani, tra gli studenti che stanno imparando qualcosa, oltre che a districarsi nella vita.
Finché non avrò messo il punto sull’ultima pagina, “Un altro (d)anno” sarà davvero il titolo che porta, solo che si trasformerà in dono.