Secondo molte persone, noi disabili siamo come figure, nemmeno troppo mitologiche, di dubbio miscuglio genetico tra un animale, una persona e una divinità.
La percezione delle persone con disabilità
Siamo percepiti come ottimi oggetti da strofinare per acquisire potere, dove, per potere, intendo qualcosa in grado di rendere le proprie giornate migliori.
Difficilmente, per gli altri, che ci percepiscono come un programma tv in 2° serata, possiamo essere normali lavoratori. No, “noi” non siamo mai gente reale, ma siamo una fonte inesauribile di ispirazione!
E qui vi sto per rivelare un grande segreto: io Valentina Tomirotti, alias Pepitosa, non sono sul web con questo obiettivo, ma per sbugiardare chi vi ha raccontato un mondo disabile che non esiste!
Il grande bluff: vivere con una disabilità non significa essere degli eroi
Vi hanno mentito. Ci hanno fatto imparare a memoria che la disabilità è qualcosa di negativo e che quindi vivere con dei limiti ci rende degli eroi.
Mi arrabbio per questo ferocemente e quotidianamente: perché il 90% di questa colpa è per un uso sbagliato della comunicazione ed in questo imbuto, l’uso sbagliato dei social media, non facilita.
Valutate con attenzione le rappresentazioni della disabilità
Avete presente tutte quelle immagini che circolano su Facebook che rappresentano bambini con malformazioni o ricoverati per tumori o con la sindrome di Down? O quelle immagini in cui chi indossa un arto con una protesi viene considerato un eroe perché riesce a correre?
Sono immagini a cui vi viene richiesto di cliccare mi piace o di condividere e che io trovo offensive ed oscene.
Quelle immaginiriducono ad oggetto una categoria di persone a beneficio di un’altra. Quelle immagini portano al pensiero che per quanto la vostra vita sia problematica, c’è sempre qualcuno che sta peggio.
Sono immagini che non vanno condivise o commentate, ma che vanno invece segnalate, perché sono architettate ad arte per trasformare il vostro click o like in qualcosa di monetizzabile per chi le ha pubblicate, facendovi fare una pessima figura umana.
Spesso sono confezionate ad arte o sono false, e certamente ledono la privacy altrui e questo è un reato.
Guardate alla disabilità andando oltre al solo corpo
Gli altri pensano di me che sia coraggiosa a prescindere, o fonte d’ispirazione perché mi manca qualcosa, ma non si rendono conto che la vita non è solo corpo!
Da un lato ci sta, perché racconto quotidianamente la realtà di una vita non proprio comoda; ma dall’altro, vengo spesso resa disabile più dalla società in cui vivo, che dalla mia patologia.
Usare il proprio corpo al meglio delle proprie capacità non è una rarità, è vivere secondo i mezzi a disposizione.
E qui vi chiedo: non fateci pesare anche questo!
Fateci i complimenti per una laurea, per un traguardo lavorativo, per una nascita o un unione, ma non vedete l’eccezionalità nella sopravvivenza.
Ci rimarreste male davanti ad una risposta secca o ad un grazie non ricevuto.